Il fondatore

Nicola Cingoli nacque a Teramo, in contrada Acquaviva, il 23 maggio 1913.
Nell’anno 1945 sposò la signorina Elena Di Paolo, dalla quale ha avuto due figli; la prima. Anna Maria, professoressa di Matematica e Fisica e laureata in Architettura; il secondo, Giuseppe, architetto, che prosegue l’attività paterna.
E’ morto a Teramo il 14 marzo 1991. Dall’età di tredici anni iniziò a lavorare come garzone presso la Ditta “L’Avvenire” di Teramo, presso la quale imparò il mestiere di cementista.

Successivamente frequentò i corsi serali organizzati dall’Istituto Industriale di Teramo, conseguendo l’attestato di scultore-decoratore.
Con la ditta “L’Avvenire” e con altre imprese teramane operò come dipendente nel campo dell’edilizia, prima di fondare la Ditta a suo nome nel 1933.

L’origine dell’attuale società Cingoli Nicola & Figlio Srl risale all’impresa che il fondatore Nicola Cingoli avviò già nel 1933, e che tale è rimasta fino al 1978, anno di costituzione del sodalizio che opera oggi in cantieri di restauro di medie e grandi dimensioni.

Nel periodo giovanile e negli anni precedenti alla seconda guerra mondiale, l’attività di Nicola Cingoli passa attraverso esperienze personali nel campo della creatività artistica e artigianale, con un costante miglioramento delle proprie capacità individuali. Nella seconda fase, che copre il significativo periodo che va dal 1946 al 1973, si delinea la lenta mutazione da impresa generalista ad azienda specializzata nel restauro monumentale, con la precisa mission di considerare il monumento come un “documento aperto sulla storia”.

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La prima attività edile di Nicola Cingoli risale al 1933, nella chiesetta di San Felice di Putignano di Teramo, sulla quale vengono svolti lavori di consolidamento e ripristino dei muri perimetrali. Già nel secondo lavoro, quello della chiesa di San Paolo di Torricella, si è di fronte a un vero e proprio restauro: al consolidamento delle murature si affiancano la demolizione e la ricostruzione di volte pericolanti, all’epoca comunemente praticate.

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Nel 1946, cessato il secondo conflitto mondiale e nel momento in cui l’Italia affronta la ricostruzione post-bellica, avviene la più importante svolta in grado di precisare e determinare quelli che saranno gli sviluppi futuri dell’attività imprenditoriale di Nicola Cingoli.

Una svolta propiziata dall’incontro con alcune significative figure professionali, e in particolare con il professor Antonio De Dominicis e con l’architetto Umberto Chierici, che assume la direzione della Soprintendenza ai Monumenti e Gallerie dell’Abruzzo e del Molise, appena costituita a L’Aquila per la riorganizzazione dell’assetto e della gestione del patrimonio monumentale. Quanto a De Dominicis, compare come progettista nel restauro dell’ex Abbazia di Santa Maria Arabona nel territorio di Manoppello, che si conclude nel 1950, con un rapporto di reciproca collaborazione.

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Lo scatto decisivo nella delimitazione della sfera specialistica della ditta è l’assunzione del primo dei grandi cantieri nazionali: quello del restauro del Duomo di Napoli, condotto e finanziato dalla Cassa per il Mezzogiorno (Casmez), in affidamento al locale ufficio del Genio Civile. Il progetto è opera del professore e ingegnere Roberto Di Stefano; durante l’esecuzione dei lavori nel cantiere compaiono altri collaboratori come l’ingegnere Riccardo Martegiani e, soprattutto, il figlio del titolare, Giuseppe, che assumerà l’incarico, come geometra, dell’assistenza ai lavori.

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Il percorso, in un certo senso obbligato verso la specializzazione di Cingoli, è ormai pienamente confermato e pubblicamente riconosciuto dalla qualificazione che la stessa ottiene dal ministero dei Lavori Pubblici nel 1973, quando il capo dell’Ispettorato per l’Albo nazionale dei costruttori e per i contratti (Anc) ne attesta “l’idoneità a partecipare all’appalto-concorso per l’ideazione e l’esecuzione dei lavori per il consolidamento della Torre di Pisa”.

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Il 9 febbraio 1978 viene costituita la società a responsabilità limitata Cingoli Nicola & Figlio, formata esclusivamente dai componenti della famiglia Cingoli e della quale Nicola e il figlio Giuseppe sono gli amministratori. L’oggetto sociale, pur in un’ampia previsione statutaria, viene indirizzato, esclusivamente e fin dall’origine, al restauro di edifici monumentali.

La struttura della Società da subito operativa prosegue quella dell’impresa avviata nell’anno 1933 da Nicola Cingoli, capofamiglia e socio fondatore.

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Nel frattempo, l’impresa Cingoli, fedele al proposito di illustrare gli interventi operati non solo ai tecnici, ma anche a un più vasto pubblico, in coincidenza del proprio cinquantennale, dà alle stampe un catalogo ampiamente illustrato, dal 1933 al 1983, “Cingoli Consolidamento Restauro”, edito nel 1983 e replicato in due successive edizioni aggiornate.

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Il 14 marzo 1991 scompare il fondatore dell’Impresa e con lui se ne va una parte importante che ne ha segnato tutta l’evoluzione costituendone, per oltre mezzo secolo, il termine di riferimento organizzativo, partecipativo e soprattutto umano; l’uomo capace di lasciare un’impronta personale che resterà indelebile. La direzione passa totalmente nelle mani del figlio Giuseppe, che insieme alla propria famiglia ne prosegue l’opera.

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Terminati nel 2000 i lavori al Castello di Ladislao in Arpino (Frosinone), vengono avviati interventi di restauro di particolare importanza, in quanto riguardanti monumenti di notevole valenza storica e artistica: il monastero di Santa Croce di Fossabanda a Pisa, le mura e le porte della città di Assisi e il monastero di San Pietro nella stessa città.

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Dal terremoto del 6 aprile 2009, che distrugge L’Aquila e 56 borghi del circondario, si rinnova con forza l’impegno dell’impresa Cingoli a operare nella propria regione per una rinascita edilizia, architettonica e, di conseguenza, del tessuto sociale strappato dal sisma.

Sulla scia del restauro della basilica di San Bernardino di mezzo secolo prima, la società si mette a disposizione del territorio, acquisendo rilevanti commesse di ricostruzione, sia nel settore privato, che in quello pubblico, con la peculiare concentrazione nell’ambito dei restauri monumentali dei numerosi beni danneggiati, tanto all’Aquila, quanto negli altri comuni del “cratere”.

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